Condividi su:

di Giuseppe Rusconi, apparso sul Corriere del Ticino di Sabato 21 aprile 2012. ISR: Dreifuss e Marramao.

All’Istituto svizzero di Roma l’ex-consigliera federale ha ribadito l’importanza di riaprire il dibattito intorno alle identità ‘multiple’.

Per il filosofo di sinistra Giacomo Marramao siamo ormai in un periodo storico che si può ben chiamare post-democratico; non è d’accordo con lui l’ex-consigliera federale Ruth Dreifuss, convinta invece che la democrazia come la conosciamo non è morta, ma solo in evoluzione sostanzialmente positiva, pur con qualche ricaduta. E’ quanto emerso dal dibattito sul tema svoltosi martedì sera presso l’Istituto svizzero di Roma (Isr), presente un pubblico (delle grandi occasioni) molto attento e partecipe. La serata era la quarta del ciclo “Discorsi d’attualità”, una serie di appuntamenti che prevedono ogni volta un confronto un relatore svizzero e uno italiano.

Dopo il benvenuto del direttore Christoph Riedweg e dell’ambasciatore Bernardino Regazzoni, il presidente dell’Isr Charles Kleiber ha richiamato la necessità di ritrovare una fiducia oggi attenuata all’interno della comunità civile. Impegno tutt’altro che facile, poiché “senza giustizia, non c’è fiducia e senza fiducia non c’è progresso”.

Nella sua relazione Giacomo Marramao ha proposto alcune riflessioni sullo stato del mondo. Che è connotato dalla globalizzazione, “coabitazione conflittuale” tra un “intreccio di tecnologie digitali e potere finanziario” e “una separazione di contesti di vita tanto maggiore quanto più procede l’uniformazione mondiale che non è solo mercantile”. In tale situazione nascono “i nuovi poteri, a volte incontrollati e selvaggi, che hanno a che fare con la post-democrazia”. Ed è così che, almeno in Occidente, le politiche in atto diventano “politiche necessitate”, cioè non più scelte liberamente, ma imposte. Rispondendo sul punto a una nostra domanda, il professor Marrameo ha definito il governo Monti come espressione delle “politiche necessitate”, un “prodotto del fallimento della politica, un governo politico sì, ma non di politici, che penso non possano restare a lungo”.

Per il relatore la globalizzazione ha un’altra caratteristica: “Comprime lo spazio, dilata il tempo”. Ovvero: le diverse culture sono affastellate nel medesimo spazio, ma vivono gli stessi eventi con tempi differenti, in modi diverso. Stiamo poi assistendo al declino dello Stato nazionale verso una modernità ‘liquida’ non ben definita: il mondo si trova tra il “non più” dello Stato-nazione e il “non ancora” della Repubblica cosmopolita. In tale contesto emerge il fallimento dei due principali modelli proposti per l’integrazione dei ‘nuovi’ cittadini: il modello République (assimilazione alla francese) e quello Londonistan (multiculturalismo anglosassone, che in effetti è un “monoculturalismo plurale”). Non ci potrebbe essere un terreno più fertile per la semina dei fondamentalismi: per contrastarla “occorre assumere il tema dell’identità multipla per superare l’identità singola”. Tuttavia l’Europa – che pure “potrebbe insegnare al mondo come si vive l’identità multipla, visto che ha già attraversato l’inferno delle differenze” – è in una fase di stallo “pericolosissima”.

La parola è poi passata a quella che il moderatore Antonio Gnoli ha definito “donna del fare, che privilegia il noi all’io”, l’ex-presidente della Confederazione Ruth Dreifuss, ora in giro per il mondo a combattere la pena di morte e ad approfondire – fedele a quella visione che l’ha portata a promuovere le molto controverse ‘sperimentazioni con eroina’ – le strategie della politica della droga. Ruth Dreifuss ha dichiarato subito le sue forti perplessità sull’uso del termine “post-democrazia”. Se è vero – ha rilevato – che si registrano in certi casi una crescita della sfiducia nello Stato e un’impotenza generalizzata a risolvere problemi mondiali”, è anche palese come per molti popoli la democrazia non sia “nostalgia né passato”, ma “un’aspirazione, un programma pur privo della garanzia di successo”. Certo oggi ci si ritrova in Occidente in una situazione paradossale: “L’economia e la finanza hanno sfruttato il proprio fallimento per riappropriarsi del potere che avevano lasciato alla democrazia, alla politica”.

Tra le grandi sfide cui siamo confrontati preminente quella “dell’internazionalizzazione del diritto”: si registra infatti una “drammatica incapacità” di imporre l’osservanza dei diritti fondamentali ai Paesi renitenti”. A proposito di integrazione Ruth Dreifuss si è chiesta come riuscire a far convivere culture differenti nello stesso territorio: “Bisogna portare la discussione sulle identità multiple”, ha detto, in accordo con Marramao. Nella prassi quotidiana è però necessario distinguere tra ciò che è ammesso e ciò che non lo è. Ad esempio la legge sul burqua appare inutilmente “discriminatoria”, al contrario della norma che punisce i matrimoni forzati. Un’altra grande sfida è quella del forte aumento della disuguaglianza tra i cittadini. E qui, a mo’ di conclusione, l’ex-capo del Dipartimento dell’interno, ha affondato il coltello nella piaga: “Le politiche d’austerità odierne, nella misura in cui portano a smantellare la sicurezza sociale, ci conducono a più dolore, a più sofferenza”.