Da oggi e per le prossime domeniche, grazie al contributo di Elio Capriati, che ci ha inviato gli articoli, pubblicheremo la saga della più importante famiglia svizzera vissuta a Napoli: i Meuricoffre, imprenditori svizzeri, scritta dallo stesso Capriati che sull’argomento ha pubblicato un libro: Ritratto di famiglia. I Meuricoffre.
Chi percorre la tangenziale di Napoli da ovest verso est, in direzione dell’aeroporto di Capodichino, superato il casello dell’Arenella, può ammirare in alto a sinistra un’elegante villa ottocentesca contornata sul davanti da una loggia panoramica affacciata sul golfo. Il suo nome è La Fiorita e appartenne per lungo tempo ai Meuricoffre, una famiglia di cui è ancora vivo il ricordo in città. La loro discendenza, vissuta a Napoli per duecento anni, si è ormai estinta. Erano svizzeri, protestanti e di spirito cosmopolita ma, in effetti, il loro straordinario merito è stato quello di aver scritto, da protagonisti, una pagina nobile della storia napoletana. Cosa li spinse a Napoli?
Occorre fare un salto all’indietro di tre secoli, quando il commerciante evangelico Johann Georg Mörikhofer, originario di Frauenfeld nel Cantone elvetico di Turgovia, si trasferì con la famiglia in Francia a Lione per esercitare un proficuo commercio di sete e tessuti. Johann-Georg francesizzò il suo cognome in Meuricoffre e lasciò nelle mani del primogenito Jean-Pierre un’avviata attività mercantile. Più tardi si comprese che conveniva alla famiglia assicurare una propria presenza a Napoli, ossia nel centro di maggior smercio della seta grezza prodotta in Calabria, in modo da poter negoziare la materia prima da inviare a Lione per la lavorazione. La scelta del candidato cadde sul giovane fratello di Jean-Pierre, Frederic-Robert che, nel 1760 appena ventenne, raggiunse la città più popolosa d’Italia. Per non differenziarsi dalla ditta di Lione, Frederic conservò il cognome francese della famiglia. Nell’intricato contesto partenopeo si susseguirono periodi di accanito e proficuo lavoro ad altri meno fruttuosi. Le sue residenze private, un appartamento in Via Fiorentini, prima, e una imponente villa – riprodotta da Antonio Nicolini in un disegno del 1824 – detta la Casa Grande di Capodimonte, in seguito, divennero luoghi d’incontro per i cultori dell’arte e della musica.
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La Casa grande di Capodimonte riprodotta su un ventaglio (Inizio XIX secolo)
Anche il portale Swissinfo ha pubblicato due articoli nel 2004 e 2011 evidenziando il libro scritto da Elio Capriati sulla famiglia Meuricoffre: Swissinfo 12/04/2004: Ritratto di famiglia: i Meuricoffre di Napol e Swissinfo 12/12/2011: Meuricoffre, i banchieri svizzeri di Napoli