Il Popolo svizzero ha accolto l’iniziativa popolare “Contro l’immigrazione di massa” avallando quindi un cambio di rotta nella politica migratoria svizzera. Le nuove disposizioni costituzionali impongono di limitare l’immigrazione definendo tetti massimi e contingenti.
La Svizzera dice sì a introdurre un tetto massimo di stranieri che possano entrare ogni anno sul suo territorio. Nel referendum che si è tenuto oggi, gli elettori hanno approvato la proposta, seppur con un margine basso: il 50,3% ha votato a favore e il 49,7% contro. Per vincere, l’iniziativa aveva bisogno di una doppia maggioranza, di cantoni e di votanti. La maggioranza dei cantoni era già apparsa chiara prima della fine degli spogli, mentre per la maggioranza dei votanti si è dovuto attendere sino al termine. L’iniziativa, denominata ‘Contro l’immigrazione di massa’, era stata presentata dall’Unione democratica di centro (Udc).
La maggior parte dei sì è stata raccolta nei cantoni in cui si parla italiano e tedesco e nelle zone rurali. Due anni fa la Svizzera aveva introdotto delle quote per gli immigrati provenienti da otto Paesi dell’Europa centrale e orientale, decisione che era stata fortemente criticata dall’UE. Il nuovo piano va oltre, estendendo queste quote anche agli immigrati provenienti dall’Europa occidentale. Il governo svizzero e la maggior parte dei partiti si erano opposti alla proposta.
Che il voto sull’immigrazione avesse spaccato il Paese era chiaro fin dalle prime proiezioni diffuse dall’istituto gfs.bern oggi pomeriggio. Secondo questi dati infatti, che avevano un margine di errore del 3%, il 50% aveva votato a favore della proposta e il 50% contro. Anche i sondaggi prima del voto non avevano mostrato un orientamento determinato. Da uno studio realizzato lo scorso 21 gennaio era emerso che il 43% degli intervistati era favorevole all’imposizione di un tetto all’immigrazione, il 50% era sfavorevole e il 7% indeciso. Un mese prima, invece, solo il 37% appoggiava il sì, mentre il 55% era per il no e gli indecisi costituivano l’8%. Lo studio era stato condotto da gfs.bern su 1.420 elettori, con un margine di errore del 2,7%. E il capo dell’istituto, Claude Longchamp, aveva detto qualche giorno fa che “il risultato è difficile da predire”.