Un libro sull’intelligenza dei nostri cugini d’oltralpe firmato da Jacopo Fo E Rosaria Guerra
Nessuno oserebbe contestare che gli Svizzeri sono pacifici. Eppure questo popolo, che ha fatto della neutralità la propria bandiera da più di 500 anni, un po’ da fastidio. Il fatto è oltre ad essere pacifici sono prosperosi, due qualità che unite fanno venire l’orticaria a quanti intensamente bramano la ricchezza, ma mai rinuncerebbero a fare rissa per ottenerla. Anzi, sono intimamente convinti che non ci sia altro metodo che la sopraffazione e la guerra per vivere bene.
Si da il caso invece che con la loro storia e il loro esempio i nostri schivi vicini non abbiano fatto altro che dimostrare il contrario. E qualcuno si è preso la briga di spiegare perché, offrendo tanti spunti di riflessione sull’italico modo di vivere.
L’hanno fatto Jacopo Fo e Rosaria Guerra, rispettivamente figlio dei noti attori e drammaturghi Franca Rame (scomparsa lo scorso anno) e Dario Fo (premio Nobel), e una giornalista da sempre dedita ai diritti sociali e attiva in campo umanitario. Uniti dalla stessa convinzione, ossia che la pace e il senso civico siano il punto di forza di una nazione, i due hanno deciso di impegnarsi in una ricostruzione storica a dimostrazione che gli svizzeri, al contrario di molti altri, ma soprattutto al contrario degli italiani, questa nazione ideale l’hanno saputa creare.
Fo e Guerra non hanno solo osato sfidare un luogo comune alimentato da un maître-à-penser come Orson Welles. “In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e cos’hanno prodotto? gli orologi a cucù”, pare abbia una volta affermato il regista di Quarto Potere. “Perché gli Svizzeri sono più intelligenti”, in libreria dal 7 febbraio ed edito da Barbera, illustra con profusione di dettagli, le notevoli qualità inventive degli svizzeri: eccellenti artigiani e fabbri, non hanno mai avuto rivali nel campo dell’innovazione tecnologica almeno fino alla rivoluzione industriale. Da quel momento in effetti l’economia svizzera ha avuto un duro colpo, che però gli Svizzeri hanno brillantemente superato. Come? Emigrando nel Sud Italia e avviando una colonizzazione pacifica che ha risollevato le loro finanze.
Da sempre gli svizzeri superano i problemi legati alla sopravvivenza in modo costruttivo e incruento. Primo problema legato alla loro esistenza è sempre stato il territorio, ostile per definizione. Eppure sono riusciti a fare di questo angolo montuoso dell’Europa un’isola di pace e prosperità. Proprio perché così aspro, queste montagne sono state qualche volta sfruttate per respingere i numerosi tentativi di invasione nel corso della Storia. Le invasioni sono state molte in ogni caso, ma gradualmente l’occupazione straniera si trasformava in vantaggio per le popolazioni sottomesse. Cesare, dopo aver conquistato il territorio, fece molta fatica a controllarlo perché la società era scarsamente gerarchica e tendeva inesorabilmente a costituire poli di indipendenza. Alla fine dovette usare l’esercito locale per fermare i barbari che premevano da tutte le parti.
Obbligati a causa delle condizioni ambientali a lavorare duramente, a non indulgere a momenti di pigrizia, pena lo scarso rendimento della terra e dunque la povertà, gli Svizzeri si sono sempre occupati molto di come diventare prosperosi piuttosto che dare fastidio agli altri. Hanno capito che gli conveniva lavorare anziché invadere nuovi territori. Il loro istinto, lavorando al contrario rispetto alle altre popolazioni, li ha portati a considerare violenza e distruzione antieconomiche e dannose.
Non che in tutto questo non siano mancate le contraddizioni. Gli eserciti mercenari più potenti del mondo sono proprio quelli svizzeri. Ma in questo modo non hanno fatto che incrementare il reddito della Nazione invece di impoverirsi.
A volte, curiosamente, i mercenari si sono trovati a combattere contro gli stessi interessi della propria popolazione. Per esempio, durante i moti del 1848 l’insurrezione siciliana venne repressa grazie ai mercenari svizzeri, ma la classe di commercianti d’Oltralpe avrebbe avuto interesse a una Sicilia autonoma come ulteriore canale commerciale da sfruttare.
Accusati, con le loro banche, prima di essere gli usurai d’Europa, poi di favorire l’evasione fiscale dei Paesi limitrofi, forse gli Svizzeri sono stati semplicemente più furbi di chi pensa a godere del credito oggi senza pianificare la necessaria austerità per il domani.
Poco propensi all’arte? Qui si torna a Orson Welles e alla sua famosa dichiarazione: “In Italia, sotto i Borgia, per trent’anni hanno avuto guerre, terrore, assassini, massacri: e hanno prodotto Michelangelo, Leonardo Da vinci e il Rinascimento”. Sangue e arena, dunque, la passione è crudeltà, ma allo stesso tempo vitalità e creatività? Sarà… intanto Rosaria Guerra, in appendice, fa un excursus dei Nobel ottenuti dagli Svizzeri: più di uno per ogni milione di abitanti tra il 1950 e il 2001.
Mentre Jacopo Fo chiosa ironicamente, commentando il dato sorprendente che noi italiani abbiamo la stessa asepttativa di vita degli svizzeri: “… in Italia si mangia bene, abbiamo il mare, le opere d’arte, e siamo convinti che di essere i migliori amanti del mondo. Certe cose fanno bene al cuore quanto una buona amministrazione e un’economia che funziona”.
Laura Lombari
Reteuno della Radio Svizzera Italiana – trasmissione radiofonica MilleVoci