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Nell’ultimo anno la Svizzera italina ha avuto un’invasione dei droni (dall’ingl. ant. drone, che è dal ted.drohne ‘fuco, maschio dell’ape’), aereomobili a pilotaggio remoto che possono essere pilotati o meno. Device utilizzati sia per uso professionale che hobbystico, dal drone militare armato di tutto punto all’elicotterino telecomandato da usare al parco.
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Un mercato in grande espansione, mentre i piccoli droni svizzeri specializzati nelle riprese aeree in 3D stanno avendo successo in tutto il mondo (SenseFly ne è il principale produttore) , anche a livello ludico i device stanno avendo grande seguito. In un intervista Maurizio Cuzzocrea[1], responsabile del reparto multimedia del reparto Manor di Lugano ha affermato che: “L’interesse è molto spiccato e lo diventa sempre di più, sia fra i bambini che gli adulti”.

Una passione che può divenire fastidiosa e ledere la privacy. Come è accaduto a Zurigo durante il concerto dei Rolling Stones, dove il proprietario di un drone munito di videocamera ha sorvolato gli spettatori. Un atto gratuito che ha infastidito gli artisti ed il pubblico, l’uomo è stato denunciato, considerando anche le rigide regole che regolano gli oggetti volanti(la normativa svizzera regola l’uso di cervi volanti, paracaduti, palloni ecc).

I droni possono utilizzati in molteplici modi: fantastiche riprese amatoriali, registrare cosa accade in zone a rischio, autoscatti(imperversa la moda del dronie, ovvero il selfie effettuato dal device), controllare gli ingressi illegali alle frontiere.

Quest’ultima iniziativa è intrapresa dalla Svizzera che sta rinnovando la sua flotta di droni per poter monitorare le frontiere ed evitare immigrazione clandestina. Un idea innovativa e utile che permetterà un controllo più accurato delle entrate, solo regolari. Rimane solo il dubbio sull’esistenza chiara e definita di cosa siano, l’utilizzo e regole e normative che rendano sicuri i cieli.

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Fabiana Traversi