I primi risultati dell’indagine sulle famiglie e sulle generazioni 2013 dell’Ufficio federale di statistica (UST) riporta un gran divario tra desiderio e realtà, per quanto riguarda il numero di figli.
Quasi due terzi (63%) delle donne e degli uomini fra i 20 e i 29 anni senza figli ne desiderano due. Per un quarto (28%) di loro l’ideale sarebbe avere tre o più figli. Dagli anni ’90 a questa parte, l’accettazione delle madri che partecipano alla vita lavorativa è nettamente aumentata.
Il 20% delle donne fra i 50 e i 59 anni non ha figli e il 16% ne ha uno solo. Le laureate hanno maggiori probabilità di non avere figli.
Infatti il 30% delle donne con un titolo di grado terziario (università, scuola universitaria professionale, alta scuola pedagogica o scuola specializzata superiore) rimangono senza figli.
Per quanto riguarda il numero di figli desiderati dalle giovani donne, invece, non si riscontra alcuna relazione con il grado di formazione. Da ciò si deduce che le condizioni di vita a cui sono esposte le donne con grado di formazione terziario spesso non consentono di realizzare la famiglia desiderata.
L’ipotesi quindi di modernizzare il diritto di famiglia, assume sempre più forma con ad esempio, l’introduzione di un’unione con effetti più limitati rispetto a quelli del matrimonio, sul modello francese del «pacte civil de solidarité», il diritto della filiazione, le relazioni personali tra adulti, gli aspetti finanziari e il diritto successorio. L’istituto del matrimonio non è messo in discussione ma alternativa interessante resta la convivenza di fatto.
Le relazioni personali tra adulti con un numero crescente di coppie che vivono sotto lo stesso tetto senza sposarsi, vale a dire i cosiddetti conviventi di fatto portano ad una questione controversa soprattutto sotto il profilo del diritto di autodeterminazione del singolo. Si ritiene importante adottare una soluzione che consenta di tutelare il partner che, in seguito a una situazione di crisi quale ad esempio un decesso, una malattia o una separazione, si ritrova in una situazione finanziaria precaria, ma soltanto se tra i due partner vi è un notevole squilibrio dal punto di vista economico.
Infine le tematiche che interessano i figli con l’attuale regola dell’autorità parentale congiunta e il contributo di accudimento. Il bene del minore presuppone che ogni figlio debba essere trattato allo stesso modo, indipendentemente dallo stato civile dei genitori. Degno di nota è la prevista estensione dell’adozione del figliastro alle persone vincolate da un’unione domestica registrata e ai conviventi di fatto.