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l’inclusione politica costituisce un elemento essenziale nel contrasto e nella prevenzione dell’estremismo violento, caratterizzato da cause che possono essere di natura politica, sociale o economica. Questo quanto emerso dalla Conferenza annuale alla prevenzione dell’estremismo violento.

Sono stati messi in evidenza gli sforzi fatti dalla Svizzera a livello internazionale che dal 2016, seguendo gli indirizzi strategici del Piano d’azione delle Nazioni Unite per la prevenzione dell’estremismo violento, si è dotata a sua volta di un piano d’azione di politica estera.

La Divisione Sicurezza umana del DFAE è attiva soprattutto nel Nord Africa, nel Sahel e in Medio Oriente.

Sono stati presentati due progetti: il primo attuato dalla Tunisia in stretta collaborazione con la Svizzera, avviato alla fine del 2015 a Ettadhamen, nell’agglomerato di Tunisi. Il suo scopo era contrastare la marginalizzazione politica e sociale dei giovani di questo quartiere considerato difficile incentivando la loro partecipazione alla governance locale. Le autorità locali hanno incoraggiato 740 giovani a esprimersi sulla situazione del loro quartiere per capire quali aspettative avessero in relazione alle loro condizioni di vita. Queste ragazze e questi ragazzi hanno in particolare partecipato all’elaborazione di uno strumento di informazione, l’OpenStreetMap, che è una cartografia online del quartiere utilizzata in seguito dal governo locale. I giovani si sono sentiti ascoltati e coinvolti nella gestione locale, come ha potuto constatare lo stesso capo del DFAE, Didier Burkhalter, durante la sua visita a Tunisi nel novembre del 2016.

Il secondo progetto è un’iniziativa lanciata dalla Svizzera e dalle Nazioni Unite. Si tratta di uno spazio di dialogo regionale sulla prevenzione dell’estremismo violento che riunisce partecipanti di una quindicina di Paesi dell’Africa settentrionale, occidentale e centrale. Il primo incontro ha avuto luogo nel giugno scorso a Dakar, il prossimo si svolgerà in maggio a N’Djamena, in Ciad. I partecipanti hanno potuto discutere delle possibili risposte all’estremismo violento. Il punto di partenza è stata la diagnosi comune di questo fenomeno che tocca i loro Paesi in vari modi. Gli scambi hanno creato una dinamica regionale che ha rafforzato l’impegno di questi attori a favore dell’approccio preventivo.

L’estremismo violento è inaccettabile e deve essere combattuto e condannato. Krystyna Marty Lang, segretaria di Stato supplente del DFAE, ha sottolineato l’importanza della prevenzione: facilitare il dialogo, evitare i conflitti, promuovere il buongoverno, assicurare i diritti dell’uomo e lo Stato di diritto, ma anche a integrare i gruppi marginalizzati, i giovani e le donne, migliorare la formazione e le possibilità di accesso al mercato del lavoro e ridurre le disparità socio-economiche. Essenziale é anche consolidare i legami di fiducia tra cittadini e istituzioni.

L’ambasciatore Heidi Grau, capo della Divisione Sicurezza umana – DSU, ha notato che l’esclusione politica è una delle principali cause dell’estremismo violento. Le rivendicazioni legittime devono trovare gli spazi politici per esprimersi pacificamente. Facilitare il dialogo politico inclusivo è la chiave della prevenzione, ha aggiunto Heidi Grau.