Una nota del CNR pubblicata 4 dicembre ha reso noto che le piogge nel 2017 sono state più del 30% inferiori alla media del periodo di riferimento, rendendolo l’anno più secco dal 1800 ad oggi.
“A partire dal mese di dicembre 2016 (primo mese dell’anno meteorologico che va da dicembre a novembre) si sono susseguiti mesi quasi sempre in perdita fatta eccezione per i mesi di gennaio, settembre e novembre, tutti gli altri mesi hanno fatto registrare un segno negativo, quasi sempre con deficit oltre il 30% e, in ben sei mesi, di oltre il 50”. Secondo i dati del CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche “gli accumuli annuali a fine 2017 sono risultati essere di oltre il 30% inferiori alla media del periodo di riferimento 1971-2000, etichettando quest’anno come il più secco dal 1800 ad oggi. Per trovare un anno simile bisogna andare indietro al 1945: anche in quell’anno ci furono 9 mesi su 12 pesantemente sotto media”.
Quindi il 2017 è stato il più asciutto dal punto di vista pluviometrico dell’intera serie storica della banca dati di climatologia storica ISAC-CNR che dal 1971 al 2000 ma non solo, è stato anche un anno record per il caldo perché “dal punto di vista termometrico” scrive il CNR, “il 2017 ha fatto registrare,per l’Italia, un’anomalia di +1,3 gradi al di sopra della media del periodo di riferimento convenzionale 1971-2000, chiudendo come il quarto più caldo dal 1800 ad oggi, pari merito agli anni 2001, 2007 e 2016. Più caldi del 2017 sono stati solo il 2003, il 2014 e il 2015.”
L’ISAC è l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR ed è il suo principale Istituto “per la ricerca nelle scienze dell’Atmosfera” e “promuove e sviluppa una comprensione scientifica integrata dell’atmosfera, della climatologia, della dinamica dell’atmosfera, della composizione chimica e dell’osservazione della terra.”
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