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Ancora pochi giorni per ammirare la mostra allestita nel Castello Visconteo Sfrozersco: “Ottocento in collezione. Dai Macchiaioli a Segantini”.

La mostra, inaugurata nell’ottobre 2018, “presenta 80 capolavori di pittura e scultura tutti provenienti da prestigiose raccolte private, di autori quali Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis, Giovanni Fattori, Carlo Fornara, Domenico e Gerolamo Induno, Silvestro Lega, Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini, Federico Zandomeneghi, che testimonia l’importanza storica del fenomeno del collezionismo nello sviluppo delle arti in Italia, dall’Unità nazionale ai primi anni del Novecento”.

La storia delle arti figurative in Italia nel secondo Ottocento s’intreccia con le vicende dei raccoglitori di opere d’arte e, più in generale, del mecenatismo culturale. Dopo il 1860, s’intensifica il fenomeno del collezionismo di dipinti e sculture da parte di una sempre più ampia fascia di pubblico, composta in prevalenza da esponenti della borghesia delle imprese e dei commerci e delle professioni civili.

Le rassegne annuali promosse nelle grandi città dalle istituzioni accademiche e dalle Società Promotrici si dimostrano importanti per la diffusione anche commerciale dei dipinti e delle sculture, rappresentano delle vetrine che permettono di conoscere l’evoluzione dell’attività dei pittori e degli scultori, permettono momenti di confronto tra la produzione di artisti di diversa estrazione culturale e offrono occasioni per incrementare le raccolte attraverso acquisti e assegnazioni sociali.

La rassegna al Castello di Novara è suddivisa in otto sezioni, “si apre con un accenno all’affermazione delle poetiche del vero nel loro passaggio dai temi storico-risorgimentali alla vita quotidiana del nuovo stato sabaudo, con autori quali Gerolamo Induno, Giovanni Fattori, Luigi Nono” per concludersi con opere realizzate nell’ultimo decennio dell’800 quando si “assiste all’affermazione di istanze ideologicamente impegnate verso i temi del lavoro, espressi con tono di denuncia delle ingiustizie sociali e verso i primi segni di sensibilità nei confronti del simbolismo internazionale. (…) L’elaborazione di contenuti così differenti si accomuna spesso con la sperimentazione della pittura divisionista da parte dei maestri della cosiddetta prima generazione: Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Angelo Morbelli, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Plinio Nomellini, Emilio Longoni, Vittore Grubicy”.

Giovanni Segantini è un pittore italiano indissolubilmente legato all’Engadina, luogo in cui trascorse gli ultimi anni della sua vita e che l’artista ha spesso rappresentato nei suoi dipinti; molti dei quali si possono ammirare a St Moritz, nel Segantini Museum che ospita la più grande raccolta delle opere del pittore.
La mostra sarà visitabile fino al 24 febbraio 2019.

Photo: Pixabay.com