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Volentieri riportiamo la notizia evidenziata dalla newsletter Caffé Dunant nr. 579 del 18 aprile 2020 apparsa sul Sito del Comitato Internazionale Croce Rossa, tradotta non ufficialmente da Barbara di Castri.

Sarà quasi impossibile combattere il COVID 19 nei Paesi già devastati dai conflitti, a meno che non venga immediatamente organizzata una risposta adeguata da parte degli Stati e delle organizzazioni umanitarie, così ha affermato il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). I piani per prevenire e rispondere al virus devono attuarsi con urgenza, prima che diventino un pretesto su cui adagiarsi nelle zone di conflitto.

Il COVID 19 rappresenta già una grave minaccia per la vita in quei Paesi dove esistono sistemi sanitari organizzati e forti. La minaccia diventa ancora maggiore nei luoghi dove il sistema sanitario è devastato dalla guerra e le persone vivono senza le adeguate risorse salvavita come l’acqua pulita, il sapone e le medicine.

Inoltre, i sistemi sanitari indeboliti da un conflitto hanno una capacità ridotta di rilevazione, gestione e follow up dei casi di malattia e quindi il rischio di trasmissione aumenta notevolmente.

Il COVID 19 ha travolto i sistemi sanitari evoluti. Molti dei luoghi in cui lavoriamo mancano di strutture sanitarie di base e di adeguate strutture per le cure intensive.
La nostra paura è che se non vengono intraprese azioni urgenti per arginare la diffusione del virus, alcune delle comunità più vulnerabili del mondo si potrebbero devastare, afferma Peter Maurer, Presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa.

Il CIRC infatti teme il peggio per le persone che si trovano nelle carceri e nei campi di persone sfollate di tutto il mondo.
I sistemi santari nelle zone di conflitto, in luoghi come la Siria, lo Yemen, il Sud Sudan, la Nigeria Nord-Orientale e l’Afghanistan non sono pronti a gestire un’epidemia di COVID 19, quindi è necessario incrementare un adeguato sostegno.

E’ indispensabile una risposta immediata da parte degli Stati e delle organizzazioni umanitarie. Il COVID 19 non deve essere un virus catastrofico per i Paesi dilaniati dalla guerra e con i sistemi sanitari indeboliti, si richiede quindi alla comunità internazionale di incrementare il sostegno.

La settimana scorsa la Croce Rossa Internazionale e la Mezzaluna Rossa hanno lanciato un appello per 800 milioni di franchi svizzeri, una richiesta rivolta agli Stati per aumentare le risorse in quei Paesi con una limitata capacità di fronteggiare questa minaccia urgente.

Nei campi sfollati, la distanza sociale non è attuabile e temiamo la diffusione del coronavirus in maniera brutale e senza un’ adeguata risposta medica.
Il contenimento quindi sarà difficile anche nell’isolare i casi sospetti, specialmente, quando le persone si trovano a fuggire dalle loro case per la violenza.
La guerra purtroppo, non si è fermata a causa del virus e le vittime dei conflitti meritano e hanno necessità di assistenza.

“Il nostro lavoro di aiuto alle vittime dei conflitti è necessario e adesso va incrementato per fronteggiare un’adeguata risposta al virus.
E’ un lavoro difficile a causa delle dimensioni di questa pandemia: i Paesi stanno adottando misure vitali e necessarie per contenere l’epidemia, come per esempio la restrizione di movimento di persone e di merci.

Per evitare una catastrofe, i governi e gli altri attori nei teatri dei conflitti devono facilitare come una priorità il lavoro degli operatori umanitari.
I virus non conoscono confini: questo è un problema globale che sarà risolto solo da un’azione globale “. afferma il presidente Maurer.
Anche se il CICR continua il suo lavoro nei luoghi di guerra, sta riorientando le sue attività per cercare di prevenire e aiutare con la pandemia di COVID 19, spesso si trova in stretta collaborazione con le Società Nazionali della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa e la Federazione internazionale delle Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.

Alcune risposte COVID-19 del CICR includono:

Afghanistan e Myanmar, il lavoro del CICR nelle carceri ed a sostegno dei sistemi sanitari si sta concentrando sulla preparazione, l’individuazione e le procedure preventive al COVID 19. Stiamo anche creando un piano di risposta rapida con misure di isolamento, miglioramento dell’igiene e materiali protettivi.

Armenia, il CICR ha recentemente donato saponi e prodotti disinfettanti alle unità mediche dei 12 centri di detenzione del Paese. Abbiamo anche fornito termometri a infrarossi a quattro penitenziari.

Burkina Faso, gestiamo spot radiofonici sul COVID 19. Continuiamo a migliorare l’accesso all’acqua pulita e al sapone nelle aree colpite dalla violenza e distribuiamo sapone e gel nei luoghi di detenzione.

Colombia, il CICR, nei prossimi tre mesi, sosterrà il rinnovamento di servizi igienici e la fornitura di materiali igienici in 20 centri di detenzione per contenere COVID 19.

Repubblica Democratica del Congo, stiamo aiutando gli ospedali di cui ci occupiamo, a istituire misure di quarantena, addestrando il personale sanitario nell’isolamento dei casi sospetti e implementando misure di controllo e di prevenzione delle infezioni nelle strutture sanitarie e nei luoghi di detenzione visitati dal CICR.

El Salvador, stiamo distribuendo il sapone ai detenuti per aiutare il lavaggio delle mani.

Gaza, il CICR ha donato 500 materassi e 1.000 coperte per le persone in quarantena. Ha anche donato 43 termometri a infrarossi alle autorità sanitarie per aiutare lo screening dei casi sospetti.

Iraq, abbiamo donato sapone e disinfettanti, dispositivi di protezione come guanti, occhiali e camici e termometri a 13 luoghi di detenzione che ospitano 22.000 detenuti. Presto doneremo ad altre 11 istituzioni che ospitano 20.000 detenuti, materiali per il lavaggio delle mani e lo spruzzo di cloro.

Messico, il CICR e la Croce Rossa messicana stanno distribuendo acqua, kit igienici e informazioni sul virus per prevenire la sua diffusione.

Libano, il CICR gestisce un reparto di emergenza presso l’ospedale universitario Rafik Hariri – dove vengono trattati i casi COVID 19.

Somalia, il CICR ha fornito tende per l’isolamento all’ospedale di Mogadiscio che sosteniamo e stiamo implementando un sistema di sorveglianza per monitorare i casi sospetti nelle cliniche supportate dalla Mezzaluna Rossa somala. Forniamo inoltre, articoli per l’igiene nei luoghi di detenzione e forniamo sapone, compresse di cloro e informazioni igieniche su COVID-19 a oltre 120.000 famiglie.

Sudan, il CICR sta riparando dozzine di pompe a mano e distribuendo sapone a decine di migliaia di sfollati e aiutando le agenzie sanitarie del governo a conservare guanti, abiti e disinfettanti.

Siria, ad Al Hol Camp, il nostro ospedale da campo rimane operativo e il nostro team ha iniziato a prendere tutte le misure necessarie e preventive per proteggere i pazienti da COVID 19.

Per l’originale in lingua inglese seguire il link https://www.icrc.org/en/document/covid-19-urgent-action-needed-counter-major-threat-life-conflict-zones