Maria Grazia Baccolo nell’edizione di Caffè Dunant nr. 579 del 18 aprile 2020 ci propone un brano estratto dal Capitolo XVI delle Memorie (raccolta di brani dagli scritti sui quaderni di Henry Dunant) testo curato dal Prof. Paolo Vanni e pubblicato da Idelson Gnocchi di Napoli. La scelta delle frasi è stata effettuata da Maria Rita Bianchetti nel quadro dell’iniziativa “Il coraggio della speranza” a cura del Comitato CRI di Rieti.
Dal Capitolo XVI delle “Memorie” di Henry Dunant.
“Come tutto questo era giusto! E che dolce soddisfazione si prova ad essere capiti!
Questo consolava delle ingiustizie, delle false interpretazioni, delle denigrazioni e delle calunnie. Fin dai giorni di Castiglione, dalle prime pagine del Souvenir, mentre proclamavo la causa dei feriti, avevo intenzione di sostenere anche la causa delle vittime di ogni brutalità del genere umano, la causa degli infelici, dei sofferenti, dei “piccoli e dei deboli”…
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Dunque, con gioiosa gratitudine, dopo il 1866, vidi realizzare da parte dell’imperatrice Augusta […] così come da parte di altri Sovrani europei[…], le speranze di cui il mio spirito cosmopolita si era nutrito… Con l’Opera dello stendardo con la croce rossa in campo bianco, vidi soccorrere sofferenze di ogni genere, nelle disgrazie dei popoli. Il risveglio della nostra epoca ci rende più attenti ai problemi sociali, tanto nazionali che internazionali.
Senza pretendere che i miglioramenti vengano effettuati dall’oggi al domani, tuttavia non si può negare che seri progressi sono in via d’attuazione; è già un immenso progresso sociale vedere, ai nostri giorni, la diplomazia, chiamata alle opere di beneficenza e di progresso sociale, parteciparvi con interesse…
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Oggi le nazioni europee sono unite con vincoli così forti, che se si allentassero improvvisamente, tutti ne soffrirebbero: ugualmente vi è anche una solidarietà tra le diverse razze della terra, nella carità, nella benevolenza e nella fraternità. Proprio questa solidarietà è chiamata a temperare le malvagie passioni degli uomini, allorchè questi dimenticano chi sono e ciò che dovrebbero essere…
Ma, se una parte dell’umanità dimentica, l’altra deve ricordare che esiste un “diritto del sangue”, quando… […] va ad alleviare le ferite sanguinanti e ad impedirne lo scorrere ulteriore…Questa è la missione
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Nei tempi di pace, la missione è far vedere con gli occhi, toccare con le mani, le disgrazie che non si conoscono mai a sufficienza; di far udire la voce dell’umanità, rendendo attenti i fortunati della terra a “questo grido di sofferenza che si alza dal profondo della società…”
[…]
La Croce Rossa, che si è diffusa presso i popoli più diversi, anche in tempo di pace, risponde ai bisogni reali.
Le vittime della fame, del fuoco, delle inondazioni, dei naufragi, dei terremoti, dei freddi eccessivi, degli incidenti ferroviari, del colera e delle altre epidemie, sono certamente degne d’interessamento non meno dei feriti di guerra.
L’importante è, […] arrivare prontamente in soccorso di coloro che soffrono, chiunque essi siano.
Queste calamità arrivano inaspettatamente, come le guerre. La maggior parte di esse senza alcuna previsione umana. Infieriscono su città, comuni, province intere.
La prontezza, quindi, è il principale problema; per questo bisogna avere Comitati permanenti, delle organizzazioni sempre pronte […] così che, alla prima urgenza, soccorritori e soccorsi non siano in difetto…
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Si, soccorrere le vittime dei disastri naturali, senza distinzione di nazionalità, deve essere visto come un dovere di solidarietà umana […]; chiamatelo pure come volete, tutti sono d’accordo nel riconoscere questo dovere.
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E’ stata la realizzazione della speranza espressa nel Souvenir, quando recitava: “Queste Società potrebbero rendere grandi servizi durante i periodi di epidemie o durante disastri come inondazioni, incendi etc.., Il movente che avrebbe dato loro la nascita, le spingerebbe ad agire in ogni occasione a cui la loro azione potrebbe attivarsi”…
HENRY DUNANT