Il faro di Capo Hatteras, a strisce nere e bianche come l’insegna di un barbiere, è il faro in mattoni più alto del mondo (64 metri) e il più famoso d’America per i suoi 150 anni di vita: una vecchia gloria della tradizione marinara americana.
Nel XIX secolo le navi a vela intraprendevano una navigazione assai impegnativa per doppiare Capo Hatteras, il promontorio più pericoloso di tutta la costa orientale (North Carolina). In quella zona gli uragani montano improvvisi e, d’inverno, i venti di Nord Est trasformano il mare in tempesta. Le secche si formano al largo come delle vere e proprie trappole sottomarine e per i tanti naufragi avvenuti, il luogo è soprannominato la “Tomba dell’Atlantico”.
Presso Capo Hatteras, la Corrente del Golfo corre verso Nord lungo la costa per poi dirigersi verso l’Europa a una velocità che può raggiungere i 4 nodi. Con il vento in prua, le navi dirette a Sud, sfruttavano la spinta della corrente fredda costiera proveniente da Labrador e bordeggiavano lungo la costa fino ad Hatteras. Lì stazionavano, anche per giorni, finchè il vento non girava per poter evitare la Corrente del Golfo e quindi le pericolose secche.
Nel 1999 fu condotta una delle operazioni di ingegneria più complesse e meglio riuscite del secolo. Il faro, 4,4 milioni di chilogrammi di mattoni, granito, marmo, acciaio e ottone, fu spostato (TUTTO DI UN PEZZO!) di circa 800 metri dalla posizione in cui era stato costruito nel 1870, per sottrarlo all’erosione della costa nel sito originario.
Ad oggi, l’implacabile risacca che minacciava di abbatterlo è più lontana di 500 metri. Il faro è al sicuro fra i pini e le querce e, prima che il mare torni a insidiarlo, passerà almeno un secolo.
fonte: Cieli sereni – PG