La rubrica Antologia, propone un estratto delle “Réflexions sur le divorce” di M.me Suzanne Curchod Necker, nata a Crassier (Vaud) nel 1739, si trasferì poi in Francia dove sposò, il finanziere svizzero Jacques Necker, e aprì il suo salotto a Parigi dove viveva. Curchod Scrisse “Mémoire sur l’Etablissement des hospices” nel 1786 e le “Réflexions sur le divorce” nel 1794, anno della sua morte a Losanna, di cui abbiamo scelto dei brani iniziando dall’introduzione dell’edizione del 1881, scritta dallo stesso editore De Lescure. Oggi proponiamo la quarta ed ultima parte dello “Studio letterario e morale su Madame Necker”, lunga e appassionata introduzione al testo in cui De Lescure traccia la vita dell’autrice e ricorda l’apprezzamento mostrato per la sua opera da alcuni intellettuali della sua epoca e successivi.
Riflessioni sul divorzio
Studio letterario e morale su Madame Necker – quarta parte
Come moglie, il capolavoro della Signora Necker non è solo nell’esempio della sua vita ma anche in questa eloquente testimonianza che ha voluto offrire alla santità del matrimonio, in questa perorazione a favore dell’indissolubilità del vincolo coniugale la cui toccante autorità aumenta l’emozione che suscita il carattere postumo dell’opera. Sembra che la voce della Signora Necker esca dalla tomba per protestare che quell’amore coniugale, che lei ha compreso e praticato, è più forte della morte. Questo è il luogo giusto per dire qualche parola su questo capolavoro sconosciuto trovato nei documenti della moglie dal Signor Necker, e da lui pubblicato più per pietà che per orgoglio, per consolazione del suo dolore (…), infine per garantire ad una cara memoria il rispetto dei posteri permettendo loro di misurare l’entità della perdita subìta ed aumentare il prestigio della sua autrice, mostrando quanto contava per lei questa appassionata discussione in favore della longevità del matrimonio. (…)
“Riflessioni sul Divorzio”, come spiega l’intimo redattore, non sono uno scritto concluso. La sua autrice non ha avuto il tempo di rivedere e finire questo moto della sua coscienza e del suo cuore contro la legge rivoluzionaria che ha aggredito questo oggetto di adorazione, questa religione coniugale che era il motore della sua vita e l’ispirazione del suo talento. Perché lei lo ha dimostrato, e al più alto e nobile grado, in questo lavoro molto più che nei cinque volumi di “Miscele” tratti dalle sue carte, che contengono le buone fortune dello spirito di altri più che del suo e sono pieni delle raccolte delle sue conversazioni, il suo bottino di letture, i trofei delle sue conquiste. Le “Riflessioni sul Divorzio” appartengono interamente alla Signora Necker e la restituiscono tutta intera; queste sono sufficienti per fare il suo elogio e ad assicurarle nella nostra letteratura quella posizione modesta e rispettata, lontano dalla folla e dal frastuono, che le sembrava l’unico degno di ambizioni e adatto al ruolo di una donna onesta. (…)
L’influenza degli eventi e le disgrazie del tempo, queste cause così diverse di emozione e di tenerezza, hanno portato fortuna al testo toccante che la Signora Necker tracciava con mano tremante e che da alle circostanze una sorta di solennità, di maestà testamentaria, poiché fu scritto nel 1793 e la Signora Necker morì il 6 maggio 1794, nella sua casa vicino Losanna, all’età di cinquantasette anni. Suo marito le sopravvisse fino al mese di aprile del 1804 ed andò a raggiungerla all’appuntamento riparatore delle separazioni terrestri, dopo aver consacrato i suoi ultimi anni di vita ad onorare e a celebrare questa cara memoria, anni rattristati e consolati allo stesso tempo da questo pio e tenero culto dei ricordi dell’amore e delle speranze della fede.
Non analizzeremo, non apprezzeremo in dettaglio un’opera troppo poco conosciuta, perché il testo non era ristampato dal 1802 ed è sfuggito, con nostro stupore e rammarico, alla discussione che ha dato origine alla Camera dei Deputati ad un tentativo sconsiderato di ripristino del divorzio.
Preferiamo riportare un estratto del parere di uno tra i più competenti giudici, tra i più autorevoli in materia e che, pur contraddicendo in alcuni punti la Signora Necker, le ha dato un sincero tributo di ammirazione.
Rœderer scrive: “Fra gli scritti che hanno potuto autorizzare il ritorno delle anime agli antichi errori per fuggire dai moderni orrori, gli scritti della Signora Necker sul divorzio occupano il primo posto. Lei poggia tutti i suoi ragionamenti su principi che affondano negli interessi e nelle abitudini del cuore umano e questo merito, (..) da gran credito all’autore. (…)
Pur confutando alcuni punti e criticandone altri, soprattutto per quello che vi era di assoluto, il sistema che la Signora Necker aveva trovato nel suo cuore e difendeva così bene agli occhi di coloro che pensavano che il cuore ha anch’esso la sua ragione, più forte spesso di quella dello spirito, Rœderer tornava incessantemente a questo libro che è un’attrazione irresistibile per le anime oneste. (…)
Un giorno, confutando i paradossi spiritosi ma licenziosi di Vigée, che attentavano alla dignità del matrimonio, Rœderer lo ha invitato, per espiare la sua colpa, a rileggere il libro di Necker, “libro dove il matrimonio e l’amore coniugale sono dipinti con tanta più verità, interesse e grandezza di nessun altro che io conosca. Lì Vigée potrà vedere cosa è quell’amore coniugale, cosa ha di intimo, dolce e potente.”
A cinquanta anni di distanza troviamo in uno dei maestri della critica moderna la stessa impressione favorevole e simpatia. Apprezzando le Riflessioni sul Divorzio, Sainte-Beuve, dopo averne citato alcuni passaggi aggiunge: ”Vi si trovano pensieri meravigliosi e secondo natura. La Signora Necker, al tempo stesso, ritrova qualcuno dei suoi vecchi difetti. Abusa dei paragoni mitologici e di fatti storici ma queste colpe vengono riscattate qui maggiormente che altrove; il soggetto la ispira; è alto, è ingegnoso, e quando giunge alle considerazioni sul matrimonio nella vecchiaia, quest’ultimo traguardo di consolazione e a volte di felicità in questa epoca diseredata, lei ha parole belle e forti: “La felicità o la sfortuna nella vecchiaia spesso sono solo un frammento della nostra vita passata”. “
Sainte-Beuve conclude in questi termini: “La Signora Necker merita di ottenere nella nostra letteratura una memoria e un luogo più definiti di quanto non le siano stati generalmente concessi fino ad ora. La Francia le deve Madame de Staël, e questo magnifico regalo ha fatto dimenticare il resto. La Signora Necker, con i suoi difetti a prima vista scioccanti e che facilmente fanno sorridere, aveva una sua ispirazione, un carattere. Entrata nella società parigina con la ferma intenzione di essere donna di spirito e in rapporto con menti meravigliose, ha saputo preservare la sua coscienza morale, protestare contro le false dottrine che erano traboccanti ovunque, dare l’esempio, ritirarsi nei doveri lasciando il grande mondo e, a compensazione di alcune idee troppo sottili e di alcune espressioni affettate, lasciare dietro di sé monumenti di beneficenza, una memoria senza macchia e anche alcuni pagine eloquenti”.
Non abbiamo nulla da aggiungere a questo giudizio autorevole e onorevole, tranne che giustifica pienamente la necessità di ristampare il capolavoro di Madame Necker, quello che meglio restituisce l’idea del suo talento letterario, del suo valore e della sua influenza morale, e che tratta con tutto il fascino di una ragione illuminata dal cuore, uno degli argomenti che più preoccupano in questo momento opinione pubblica.
M. De Lescure
trad. MdP