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La rubrica Antologia propone un’esplorazione letteraria della Svizzera e di alcuni suoi autori per avere un esempio di come la Confederazione è stata conosciuta e di come i suoi letterati l’hanno rappresentata e si sono confrontati con il resto del mondo.

L’ultima parte dell’estratto dalle “Réflexions sur le divorce” di M.me Suzanne Curchod Necker (Crassier 1739 – Losanna 1794) tocca l’introduzione al testo del marito di Suzanne Curchod, Jacques Necker e quella della stessa autrice.

Le “Réflexions sur le divorce” furono editate postume dall’editore De Lescure per la volontà del signor Necker. Il testo è suddiviso in quattro parti tanti quanti sono gli obiettivi del matrimonio: la felicità individuale degli sposi nella giovinezza; le conseguenze del divorzio sui figli; l’onestà dei costumi, obiettivo che viene cancellato dal divorzio; la consolazione, la cura ed, a volte, la felicità nella vecchiaia insiti nel rapporto coniugale, altro obiettivo del matrimonio ignorato dal divorzio.

La prima legge francese che introduceva il divorzio risale al 20 settembre 1792, dopo che, circa un anno prima, la Costituzione aveva dichiarato il matrimonio “contrat civil”; la legge, moderna per l’epoca, prevedeva la possibilità di divorziare sia per mutuo consenso che per “incompatibilité d’humeur”, incompatibilità di carattere. Le riflessioni della nostra autrice sono quindi espresse nell’immediata approvazione della legge stessa.

Riflessioni sul divorzio – Introduzione di Jacques Necker

La signora Necker si proponeva di rivedere questo apprezzabile scritto sul Divorzio e di aggiungervi della nuove idee quando il progredire di una lunga malattia ha affievolito le sue forze. Non so se lei avrebbe mai fatto vedere la luce a questo testo, tanto era indifferente agli applausi elargiti ai talenti della mente. Io solo avrei potuto convincerla, e lo avrei fatto facilmente, mostrandole che un’opera colma dei più bei sentimenti di moralità e di pietà sarebbe stata utile alle persone. Affido quindi alla stampa senza alcuno scrupolo. La purezza dello stile rivaleggia, in qualche modo, con purezza di pensieri; e, sicuramente, gli amici dell’autrice, gli amici di una donna così rara e così degna del loro rimpianto, conserveranno con tenero rispetto il ricordo del suo passaggio sulla terra e l’ultima impronta di un’anima celeste.

Jacques Necker

Riflessioni sul Divorzio

E’ stata appena emanata questa pericolosa legge che autorizza e promuove il divorzio; non c’erano già abbastanza divisioni legate a campanilismi, era necessario allontanare i coniugi, isolare i figli e combattere tutti gli affetti naturali; nonostante sia la loro unione che forma la Patria e la protegge. Questi sono i rami di un albero sacro, che non possono essere separati senza lasciare il suo fusto spoglio e disonorato. Permettetemi di perorare la causa dell’indissolubilità del matrimonio. So quanto discredito colpisce questa opinione. So che il linguaggio dei sentimenti si indebolisce e si piega al cospetto delle passioni; ma nonostante gli ostacoli mi abbandono all’impulso di un’anima tenera, inaccessibile finora ai nostri scossoni morali, e che vorrebbe far desiderare e assaporare il tipo di felicità di cui lei stessa gode, per poterne godere ancora di più.

Ogni nuova legge presuppone alcune osservazioni atte a migliorare l’ordine pubblico o particolare: è quindi da presumersi che consentendo il divorzio si sia creduto di migliorare l’istituzione del matrimonio per tutta l’influenza che può avere sulla felicità dei coniugi, presi singolarmente, nella loro giovinezza e nella loro vecchiaia su quella dei figli, ed infine sulla protezione della morale.

Questi vari punti di vista formeranno la serie naturale delle obiezioni che mi impegno a presentare contro il divorzio; consegno questo progetto, senza arrossire, allo scherno dei nostri filosofi: perché sappiamo che vorrebbero farci abbandonare cinquemila anni di dolci abitudini, per introdurre nella specie umana, nella sua natura intima, morale e sensibile, delle novità bizzarre o funeste; e ricordano il dottore immaginato da Molière che disse, denigrando gli anatomisti: “Noi moderni, abbiamo cambiato l’intero ordine del corpo umano, che andava bene solo per i nostri antenati; noi non mettiamo più i nostri cuori nello stesso posto dei loro”.

Suzanne Curchod Necker

 

 

trad. MdP