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Lo scorso 10 luglio la Fipe ha lanciato una campagna per sensibilizzare i consumatori contro lo spreco di zucchero dovuto all’uso delle bustine monodose.

Un’analisi della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Fipe, ha “comparato i consumi di zucchero in bustina con quelli in zuccheriera che consentono di dosare perfettamente la quantità di zucchero di cui si ha bisogno, un confronto che lascia sorpresi: 46,3 milioni di kg contro 32,4 milioni di kg, pari ad un costo di 92,6 milioni di euro delle dolci bustine contro i 29,2 milioni di euro delle zuccheriere. La sostenibilità, economica e in termini di impatto ambientale, propende quindi a favore della zuccheriera, dato che l’uso di zucchero in bustina nei pubblici esercizi determina un + 13,9% di consumi e ben un + 63,5% di costi, senza dimenticare 14mila tonnellate di rifiuti generati in più.

La disparità di consumi e costi, insieme all’incremento dell’indifferenziato, si deve soprattutto al fatto che i clienti al bar spesso non usano tutto lo zucchero contenuto nelle bustine, zucchero che non viene riutilizzato”.

Da questa analisi parte l’idea di lanciare la campagna “#USALAZUCCHERIERA” per informare i clienti di bar e ristoranti sugli effetti prodotti da un piccolo gesto quotidiano quale è quello di zuccherare caffè, cappuccino o the, per portare avanti e diffondere la cultura della sostenibilità con semplici azioni concrete. L’utilizzo dello zucchero in bustina nei locali pubblici si deve ad un decreto legislativo del 2004 nato in attuazione di una Direttiva Europea del 2001 secondo cui “lo zucchero di fabbrica e lo zucchero bianco possono essere posti in vendita o somministrati solo se preconfezionati”, la violazione di tale regola era punita con una sanzione di natura amministrativa di diverse migliaia di euro. Nel maggio del 2004, il Ministero delle Attività Produttive ha, però, precisato che la legge “ha vietato l’uso delle zuccheriere con coperchio apribile”, e non delle zuccheriere dosatrici con beccuccio che, quindi, sono conformi ed utilizzabili senza rischio e che, si spera, torneranno presto a disposizione dei clienti di bar e ristoranti.

Photo: Pixabay.com