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Nel 2016 quasi due posti di lavoro su tre retribuiti con un salario inferiore ai 4000 franchi lordi al mese per un lavoro a tempo pieno erano occupati da donne. Le disparità salariali tra donne e uomini sono gradualmente e stabilmente diminuite dal 2012.

Nel settore privato, nel 2016 le donne guadagnavano mediamente il 19,6% in meno (media aritmetica) rispetto ai loro colleghi uomini. Questo divario è riconducibile in parte a fattori strutturali, quali ad esempio le differenze nel livello di formazione, nel numero di anni di servizio o nella funzione di quadro esercitata nell’impresa. Emerge tuttavia che quanto più è elevata la funzione di quadro, maggiore è il differenziale salariale tra donne e uomini.

Le disparità salariali tra i sessi variano sensibilmente anche a seconda del ramo economico: vanno dal l’8,3% nel settore alberghiero e della ristorazione al 33,3% nelle attività finanziarie e assicurative.

Nell’insieme del settore pubblico (Confederazione, Cantoni e Comuni), nel 2016 il divario salariale tra donne e uomini è stato in media del 16,7% (2014: 16,6%).

La parte inspiegabile delle divergenze salariali, invece, tende a diminuire man mano che si sale nella gerarchia e più le persone salariate sono in avanti con gli anni, più la parte inspiegabile della differenza salariale tra donne e uomini si riduce.

La rilevazione svizzera della struttura dei salari (RSS) è realizzata a intervalli di due anni nel mese di ottobre mediante un questionario inviato alle imprese. Nel 2016 hanno partecipato quasi 37 000 imprese.

Per ragioni legate al metodo di misurazione, le differenze di salario (parte spiegabile e inspiegabile) devono essere calcolate usando la media aritmetica e non il valore mediano, considerato generalmente il valore di riferimento negli studi descrittivi dell’UST. L’analisi della discriminazione salariale (spiegabile e inspiegabile) si fonda sul modello di Oaxaca, che consiste nello scomporre la differenza dei salari medi.

photo: Pixabay.com